Relazione Assemblea Regionale

Questa assemblea cade ad un anno dall’ultima del 27 giugno 2013. Emergono in seno al direttivo della Consulta ed alle associazioni che ne fanno parte molti motivi di insoddisfazione, è perciò necessario un esame puntuale delle diverse questioni. Chi vive in prima persona i problemi della disabilità, chi deve suo malgrado rendersi interprete delle sofferenze e dei disagi di figli o di familiari non in grado di esigere i propri diritti umani e civili, ha il dovere di proporre, stimolare, supportare le istituzioni preposte ad affrontare questa materia. Alla Consulta, questo compito è stato affidato da una legge regionale! che stabilisce la strada da seguire per un impegno comune fra le istituzioni regionali e i rappresentanti dei cittadini utenti. Fino ad oggi questo è accaduto in maniera parziale e disordinata, riteniamo perciò si debba recuperare lo spirito della norma riconoscendo e restituendo alla Consulta il ruolo che la legge le affida. Ripercorriamo gli aspetti normativi salienti per giungere a proposte operative utili per superare i problemi attuali.

La “Consulta Regionale per i Problemi della Disabilità e dell’Handicap” non è né una associazione nè una confederazione di associazioni ma un organismo voluto dalla Regione Lazio e previsto nel suo Statuto che all’ Art. 74 recita:

1. La Consulta regionale per i problemi della disabilità e dell’handicap è organismo di consultazione permanente in relazione alle politiche regionali per la piena inclusione sociale delle persone disabili.

2. Opera per promuovere la partecipazione attiva delle persone disabili alla vita della collettività.

La Consulta è stata istituita con la Legge Regionale n.36 del 3 Novembre 2003 e di essa è utile rileggere qualche paragrafo.

Art. 3 commi:

           6.   Le commissioni consiliari permanenti competenti in materia di sanità e di servizi sociali provvedono a convocare, almeno due volte l’anno, apposite audizioni della Consulta in ordine a problematiche in discussione aventi particolare rilevanza in materia di disabilità e di handicap.

  1.    La Regione mette a disposizione della Consulta i locali e gli

strumenti operativi necessari per il relativo funzionamento.

Art.4

(Compiti della Consulta)

1. La Consulta svolge, in particolare, i seguenti compiti:

a) esprime il proprio parere sui programmi regionali d’intervento in favore delle persone disabili e sugli atti regionali riguardanti l’inserimento e l’integrazione lavorativa delle stesse persone o che comunque abbiano ripercussioni sul mondo della disabilità e dell’handicap;

b) formula proposte per la realizzazione di interventi a favore delle persone disabili, finalizzati, in particolare, a favorirne l’integrazione sociale;

c) promuove l’approfondimento, l’aggiornamento e la diffusione delle informazioni in materia di disabilità e di handicap e l’attivazione di iniziative per favorire la prevenzione e la comprensione civile;

d) formula proposte di attività di studio e ricerca in ordine ai problemi che ostacolano la piena integrazione sociale delle persone disabili.

Art. 5

1. La spesa per la corresponsione delle competenze di cui all’articolo 3, comma 5, rientra nello stanziamento dell’apposito capitolo “Spese di funzionamento, compreso i gettoni, di commissioni, comitati e organi consultivi” istituito nell’ambito dell’UPB. R21 nel bilancio regionale per l’esercizio 2003.

1 bis. Per la realizzazione delle proposte della Consulta inerenti le iniziative di cui all’articolo 4, comma l, lettere c) e d), è istituito nell’ambito dell’UPB H41 un apposito capitolo di spesa denominato: “Fondo per attività informative, di studio e ricerca sui problemi della disabilità e dell’handicap”, con lo stanziamento di € 40.000,00.

Non è necessaria una disamina sistematica di quanto accaduto in questo anno a fronte degli aspetti normativi riportati, per concludere che quasi nulla, di quanto la legge 36 prevede, ha trovato applicazione.

Qualche esempio:

  • l’audizione per la legge di riforma dei servizi sociali regionali di qualche mese fa, presso la Commissione Servizi sociali e Sanità, poteva essere una convocazione spontanea nello spirito e nella lettera della legge 36 è stato invece necessario sollecitarla in vari modi.
  • In mancanza di qualsiasi coinvolgimento istituzionale sono state avanzate richieste di incontro al presidente Zingaretti, alla cosiddetta “ cabina di regia”, ai funzionari del Dipartimento Programmazione Economica e Sociale (per la questione della compartecipazione alla spesa per i centri semiresidenziali), in nessun caso c’è stata una risposta così come e rimasta lettera morta la sollecitazione di inserire un rappresentante della Consulta nel” Gruppo di lavoro per l’aggiornamento delle tariffe relative all’assistenza” di cui alla determinazione n.G05825 del 23 dicembre 2013.

Alcune questioni

  • La Consulta in questo anno ha continuato a designare i membri dei Comitati di Partecipazione delle RSA della regione (art.7 L.R. 41/93) come disciplinato dall’art. 23 del Regolamento Regionale n° 1/94. Il presidente e i membri del direttivo, con l’aiuto di alcune associazioni della Consulta, si fanno carico, a proprie spese, di raggiungere i più reconditi angoli della Regione per svolgere una funzione che andrebbe meglio coordinata e finalizzata, per avere ricadute significative sulla qualità di vita degli utenti.
  • Le linee programmatiche dell’Assessorato presentate alla Commissione Politiche Sociali e salute citano “in maniera specifica l’intenzione di riattivare il percorso che porti alla costituzione e all’avvio della Fondazione-Insieme dopo di noi-“E’ questo un obiettivo particolarmente qualificante dal punto di vista politico e di importanza assoluta per molte famiglie per il quale la Consulta e disposta a spendersi incondizionatamente.
  • Le questioni irrisolte legate ai problemi della compartecipazione e dell’ ” appropriatezza” qualitativa e quantitativa dell’assistenza fornita dai centri semiresidenziali ex art. 26 ed anche dalle RSA è un altro dei problemi da affrontare con urgenza.

Riprendere la strada maestra della legge 36 è anche il presupposto per cercare di concretizzare l’idea, nata dal Direttivo della Consulta, di creare un coordinamento delle Consulte Regionali che gioverebbe molto ad armonizzare e ad ottimizzare diritti spesso condizionati dalla regione in cui si vive.

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